Libro incluso nella cinquina finalista del Premio Strega Poesia 2025
In questa nuova raccolta di Jonida Prifti, le sorelle di confine del titolo non sembrano essere soltanto quelle figure indissolubilmente legate alla vita intima dell’autrice e dunque alla propria personale vicenda esistenziale, ma sono anche quelle, più apparentemente impersonali, geometrie dell’ascolto che nella poesia trovano il proprio apice e vanno oltre il mero confinamento della geografia macro-testuale a favore di un più tellurico e greve «svisamento» metrico/musicale. Si assiste qui dunque a un conflitto tra significanti, sorgivi e martellanti al tempo stesso, e sonorità che deflagrano; spostamenti sensoriali che tra lo scorrere delle pagine fanno immaginare a un deragliamento dei sensi più che a un loro cercare una più sicura e canonica compattezza dall’andamento puramente verticale. E se questi continui rimpalli tra vortice e vortice possono catturare nel gorgo il lettore, ciò che sorprende è la fluidità, che qui la Prifti crea, tra un plurilinguismo, che mostra la sua più autentica origine, e la marginalità di una composizione che già di per sé nasce per essere florilegio, sempre in bilico tra stasi emozionale e una più oggettivante messa in scena di partiture, tanto meccaniche quanto volutamente dissonanti
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